Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea

La musica, gli strumenti

L’ “orchestra delle baracche”

L”orchestra delle baracche“, così Arthur Lehmann definì la Lagerkapelle di Ferramonti.
Nella foto sono visibili i violini donati e venduti al campo dal liutaio Nicola De Bonis (1918-1978).
Foto: Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk, Album 5

L'”orchestra delle baracche” di Ferramonti fu costituita da Isko Thaler, forse già poco dopo il suo arrivo, nel settembre del 1940. L’Orchestra operò attivamente e con regolarità dal 1941.
Isko Thaler, ucraino di nascita, allievo di Franz Schrecker negli anni ’20, arrivò a Ferramonti trentottenne, con una carriera da musicista e compositore già avviata che, da quel momento, venne pesantemente compromessa.

Isko Thaler, Variazioni per pianoforte (1937)
Pianoforte: Giuseppe Fagnocchi

Le prove del coro

“Mentre altri si concedevano pause pomeridiane, il coro provava con ammirevole regolarità tutti i santi giorni […]”

Arthur Lehmann
Ladislav Sternberg (1914-1984), pianista, di origine bosniaca, mentre accompagna con una fisarmonica le prove del coro di Ferramonti
Foto: Archivio Fondazione CDEC,Fondo Israel Kalk, Album 5 

“Ho avuto oggi una grande gioia. Ho trovato negli ultimi giorni col mio maestro [Sigbert Steinfeld] una maniera di cantare colla quale ho cantato oggi ca. 12 Lieder di Schubert e Brahms quasi senza difficoltà e sbagli tecnici della voce”.

Ernst Bernhard (1896-1965), psicanalista. Internato a Ferramonti tra il 1940 e il 1941
Richard Wagner, Pilgerchor dal Tannhäuser
Parte originale utilizzata per i concerti del coro nel campo di Ferramonti.
Nel margine inferiore si notano i segni d’uso da parte dei coristi.
Milano, Collezione privata Locatelli  

Il liutaio

Nicola De Bonis era liutaio da generazioni. Aveva il suo laboratorio a Bisignano, a pochi chilometri di distanza da Ferramonti. Proprio a Ferramonti, forse già nel 1940, si era recato per chiedere la consulenza di alcuni medici internati nel campo.
Fu da quel momento che, rivelata la sua professione, divenne di fatto “fornitore” di chitarre e violini per i musicisti rinchiusi a Ferramonti. Il trasferimento degli internati da un campo all’altro, estese la fama di De Bonis oltre i confini calabresi, raggiungendo anche il campo di Campagna, in provincia di Salerno.

Cartolina di Nicola De Bonis a Friedrich Gruen, internato nel campo di Campagna (Salerno), 31 ottobre 1941
Biblioteca “Landolfo Caracciolo”, Archivio Mons. M. Palatucci, Napoli

“In merito alla vostra cartolina del 20 scorso, con la quale vuole un violino, sono pronto ai vostri ordini, ma attualmente per £ 150 non vi posso servire che quasi ci occorrono solo per il materiale, il minimo prezzo se vuole è £ 300. Anzi se desidera un’opera artistica fatta a mano, legno fino, tastiera in ebano, fatto con precisione massima, sonorità superba, valore di migliaia di lire, vi farò spendere £ 500. Se accetta me lo fa sapere, mi mandi £ 50 per anticipo, che io mi metto a costruire il violino, e appena sarà pronto ve lo spedisco, e qualora il violino per qualsiasi difetto non vi piacesse non fa obbligo a prenderlo e di più vi restituirei anche l’anticipo. Se vuole me lo fa sapere. Con i prezzi a meno di questo non posso servirvi, le materie sono nel massimo aumento inoltre per costruire un buon violino a mano ci occorre molto lavoro”

Nicola de Bonis a Friedrich Gruen, Bisignano, 31 ottobre 1941

L’armonium

L’armonium, realizzato dalla ditta Graziano Tubi di Borgo Valsugana e spedito da Lecco il 25 giugno 1942, fu suonato in molte occasioni, soprattutto per l’accompagnamento dei servizi liturgici cantati, nella sinagoga, come nella chiesa cattolica del campo, costruita sul finire del 1941.
L’armonium di Ferramonti oggi è conservato nel convento dei frati minori cappuccini di Castiglione Cosentino, in provincia di Cosenza.

Dettaglio dell’armonium del campo di Ferramonti.
Foto di Raffaele Deluca

Un armonium […] giovò assai nell’aumentare e perfezionare la bellezza del nostro coro; con il canto infatti e con la direzione del coro del maestro Mirski e con altri insigni musicisti, nella perfetta armonia di questo strumento, non di rado il sacro tempio risuonò di armoniosi concerti, tanto che qualcuno ritenne quel coro di detenuti (chorum detentorum) adatto a cantare in una chiesa ben più importante 

Fr. Callistus Lopinot, Relatio, 17 settembre 1943


Il sogno di un pianoforte

La presenza a Ferramonti di un armonium non poteva certo soddisfare le esigenze di musicisti del livello di Bogdan Zins o Isko Thaler.
Per oltre due anni, il pianoforte rappresentò, per i musicisti di Ferramonti, un sogno.
Nella tarda primavera del 1942, l’arrivo da Cosenza a Ferramonti di un pianoforte a mezzacoda esaudì quel sogno.
Da quel momento, perchè tutti potessero suonare quel “vecchio pianoforte”, furono pianificati dei turni.
Ladislav Sternberg fu scelto come accordatore.
Un ancora giovanissimo Leon Levitch gli fece da assistente.

“…Il resto del tempo rimanevo seduto ed origliavo chiunque si esercitasse […] scoprii Bach per la prima volta. E la cosa mi sconvolse.”

Leon Levitch (1927-2014), pianista. Internato a Ferramonti tra il maggio e il settembre 1943

Leon Levitch, appena sedicenne, durante l’internamento a Ferramonti iniziò gli studi di armonia con Isko Thaler, scrisse i primi pezzi musicali per pianoforte e le prime armonizzazioni di canti popolari ebraici per coro a 4 voci. Quegli studi, quell’esperienza di vita fianco a fianco di musicisti come Sternfeld, Mirski, Thaler, gli fornirono le basi per proseguire poi, dopo la guerra, studi di tipo accademico. Emigrato negli Stati Uniti studiò con Mario Castelnuovo-Tedesco, Roy Harris, Erich Zeisl. Le sue opere oggi sono incluse nei cataloghi di numerose case discografiche americane.

 Leon Levitch, Barcarola, per pianoforte
Pianista: Beatrice Bruscagin
Giovane internato di Ferramonti al pianoforte. Sulla parete in fondo si legge, in greco, Χριστός ἀνέστη [Cristo è risorto]
Foto: Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk, Album 9
Da una memoria di Kurt Sonnefeld sulla vita musicale a Ferramonti, si evince che il pianoforte a mezzacoda – probabilmente della ditta Pleyel – proveniva da Cosenza (Cfr. Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk, b. 2, fasc. 25)
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