TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
Musica e musicisti nel campo di Ferramonti
(1940 -1943)
TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
Curata da Raffaele Deluca, in collaborazione con Laura Brazzo
Le ancora sconosciute storie dei musicisti ebrei stranieri che, esuli in Italia dall’Europa nazista, dal 1940 furono rinchiusi nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, in Calabria.
Le vicende, le immagini e le opere di alcuni musicisti che tra le baracche della pianura desolata e malarica di Ferramonti, trovarono la forza e l’entusiasmo di continuare a suonare, comporre, e persino organizzare concerti
Le leggi razziali, gli ebrei, la guerra, i campi di concentramento, ma anche la musica e i musicisti.
“Poco prima dello scoppio della guerra, e precisamente nei mesi di giugno, luglio ed agosto del 1939, sono giunti in Italia, muniti di regolari visti rilasciati dalle autorità consolari italiane, diverse altre migliaia di profughi, ebrei o considerati tali nei loro paesi d’origine, Germania, Austria o Cecoslovacchia.
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Map of the concentration camps and places of confinement in Italy
1. Il Campo di Ferramonti
Di questi, circa 2000 si erano fermati a Milano […] La maggior parte di questi profughi contava di trattenersi nel paese per un periodo più o meno breve, cioè per il tempo strettamente necessario a portare a termine le pratiche di emigrazione oltreoceano, già iniziate prima di lasciare il loro paese.”
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Archivio Fondazione Cdec
Plastico del campo di Ferramonti di Tarsia, con indicazione delle baracche adibite ai servizi offerti dalla Mensa dei Bambini di Milano
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Fondazione CDEC Archive, Collection Israel Kalk, Album 6.
1. Il Campo di Ferramonti
Vista dell’esterno del campo e delle baracche. Archivio Fondazione CDEC, Collezione Israel Kalk, Album 11.
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1. Il Campo di Ferramonti
Interno di una baracca del campo di Ferramonti
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Fondazione CDEC Archive, Collection Israel Kalk, Album 6.
1. Il Campo di Ferramonti
Rappresentazione della branda e degli oggetti appartenuti a Kurt Sonnenfeld durante l’internamento. Autore del disegno è probabilmente il musicista Kurt Sonnenfeld.
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Biblioteca – Archivio
Conservatorio “
G. Verdi” di Milano,
Let.XII.42
1. Il Campo di Ferramonti
Fare musica insieme.
È certamente questo uno dei tratti caratteristici della musica “internata”.
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Il pianista polacco Bogdan Zins, il direttore d’orchestra croato Lav Mirski, il tenore polacco Ziskind Mentlik, il baritono tedesco Sigbert Steinfeld, il compositore ucraino Isak Thaler, il giovane musicista austriaco Kurt Sonnenfeld, sono solo alcuni dei protagonisti di questa straordinaria storia “agli estremi confini” dell’Italia, dell’Europa, dove, grazie al linguaggio universale della musica, anche la più straziante delle condizioni si è potuta trasformare in momento creativo e ri-umanizzante.
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Giovane internato di Ferramonti, al pianoforte a coda nella baracca degli internati greci.
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Fondazione CDEC Archive, Collection Israel Kalk, Album 13.
2. La Musica, gli strumenti
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Fondazione CDEC Archive, Collection Israel Kalk, Album 5.
2. La Musica, gli strumenti
Nella foto a sinistra, Ladislav Sterneberg, pianoforte, e Sigbert Steinfeld, baritono
Nella foto al centro, il baritono Paul Gorin di fronte al pubblico e alle autorità militari del campo.
Nella foto di destra, Lav Mirsky, pianoforte, Elli Silberstein, soprano, Paul Gorin, baritono
Foto di tre Concerti eseguiti nel campo di Ferramonti.
L”orchestra delle baracche“. Così l’ex internato Arthur Lehmann definì la Lagerkapelle di Ferramonti. Sono visibili i violini donati e venduti al campo dal liutaio Nicola De Bonis (1918-1978) di Bisignano, un borgo poco distante dal campo di Ferramonti.
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Fondazione CDEC Archive, Collection Israel Kalk, Album 6.
2. La Musica, gli strumenti
Prove del coro.
A destra, con la fisarmonica, il pianista bosniaco Ladislav Sternberg (1914-1984).
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Fondazione CDEC Archive, Collection Israel Kalk, Album 5.
2. La Musica, gli strumenti
Cartolina del liutaio Nicola De Bonis ad un internato, 31 ottobre 1941 In merito alla vostra cartolina del 20 scorso, con la quale vuole un violino, sono pronto ai vostri ordini, ma attualmente per £ 150 non vi posso servire che quasi ci occorrono solo per il materiale, il minimo prezzo se vuole è £ 300. Anzi se desidera un’opera artistica fatta a mano, legno fino, tastiera in ebano, fatto con precisione massima, sonorità superba, valore di migliaia di lire, vi farò spendere £ 500. Se accetta me lo fa sapere, mi mandi £ 50 per anticipo, che io mi metto a costruire il violino, e appena sarà pronto ve lo spedisco, e qualora il violino per qualsiasi difetto non vi piacesse non fa obbligo a prenderlo e di più vi restituirei anche l’anticipo. Se vuole me lo fa sapere. Con i prezzi a meno di questo non posso servirvi, le materie sono nel massimo aumento inoltre per costruire un buon violino a mano ci occorre molto lavoro” TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
Biblioteca “Landolfo Caracciolo” Archivio “Mons. Giuseppe M. Palatucci”, Napoli
2. La Musica, gli strumenti
“…Possa tu vivere a lungo e noi, figlio mio, vogliamo vivere a lungo per te, così da poter rimanere uniti per sempre”
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Kurt Sonnenfeld insieme alla madre. Milano, Collezione privata Locatelli
Therese Schwarz Sonnenfeld,
Vienna, 12 marzo 1942
Kurt Sonnefeld
3. I musicisti,
La foto fu scattata il 1° luglio 1939 con il padre Leopold, pochi giorni prima della partenza di Kurt per Milano.
Il giovane musicista tenne con sé la foto a Ferramonti e la conservò per tutta la vita. Non rivide mai più i suoi genitori dopo questa foto.
Entrambi furono assassinati nel Lager di Maly Trostenets, il 5 giugno 1942.
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Kurt Sonnefeld
3. I musicisti,
Kurt Sonnenfeld compose il valzer di Ferramonti, poco dopo il suo arrivo al campo, tra il febbraio e il marzo 1941.
Lo testimonia, fra l’altro, una lettera dell’aprile 1941, del padre Leopold. In essa si legge: TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk
3. I musicisti,
“Sono contento che tu stia componendo un valzer di Ferramonti e che sia diventato un buon paroliere. Che cosa significa Ferramonti in tedesco?”
Kurt Sonnefeld
Sono ritratti con la locandina dell’ultimo concerto eseguito insieme nel campo di Ferramonti, il 5 aprile 1942.
Subito dopo questo concerto, Steinfeld fu trasferito in internamento libero a Picinisco (Frosinone).
Zins invece, passando per l’Aprica riuscì a raggiungere la Svizzera. Dopo la guerra si stabilì in Brasile; tornò in Europa, e si stabilì in Germania, solo nel 1980 TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk
3. I musicisti,
Sigbert Steinfeld e
Bogdan Zins
La mappa degli spostamenti di Bogdan Zins fra il 1905 e il 1947. Ha visitato anche Rio de Janeiro. La vita di Bogdan Zins fu emblematica degli “estremi confini” cui furono costretti i musicisti perseguitati sotto il regime fascista:
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4. I musicisti, Bogdan Zins
I solisti
Da sinistra a destra: Ladislav Sternberg, Sigbert Steinfeld, Elli Silberstein, [non identificato], Bogdan Zins. Seduti, da sinistra Paolo Gorin, Lav Mirski, [non identificato]
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5. I solisti e i cori di Ferramonti
Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk, Album 6
I tre cori di Ferramonti: Ebrei, greci e latini, diretti da Lav Mirski, cantarono per le rispettive liturgie durante l’internamento, una concessione tollerata dalle autorità del campo
TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
5. I solisti e i cori di Ferramonti
Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk, Album 6
I tre cori di Ferramonti: Ebrei, greci e latini, diretti da Lav Mirski, cantarono per le rispettive liturgie durante l’internamento, una concessione tollerata dalle autorità del campo
TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
5. I solisti e i cori di Ferramonti
Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk, Album 6
I tre cori di Ferramonti: Ebrei, greci e latini, diretti da Lav Mirski, cantarono per le rispettive liturgie durante l’internamento, una concessione tollerata dalle autorità del campo
TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
5. I solisti e i cori di Ferramonti
Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk, Album 6
I musicisti e il coro che parteciparono al concerto dell’8 marzo 1942
TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
6. Il Concerto
Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk,
TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
6. Il Concerto
“…ci si voleva sentire ancora volta parte della società degli uomini”.
Arthur Lehmann, Chorkonzert, Bilderbogen aus Ferramonti, 1941-1942 (Lehmann family papers, USHMM)
[…] Così nacque un pensiero, spontaneo e forse in parte stimolato dalle richieste di alcune persone, quello di offrire un concerto ufficiale che mostrasse quanto erano riusciti a tirar fuori in meno di quattro mesi dei cantori principianti tanto entusiasti. Domenica 9 febbraio 1942 fu il gran giorno del primo concerto. […] Non era solo il piacere del godimento artistico, ma la ricerca di un po’ di cultura,
I concerti di Ferramonti erano ”points lumineux d’un époque très obscure” secondo le parole dell’archimandrita Damaskinos Hatzopoulos. TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
D. H. fu internato a Ferramonti e poi deportato a Dachau.
Fonte: Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk
6. Il Concerto
”….points lumineux d’un époque très obscure” Cartolina di DH per Lav Mirski, Pasqua 1943
Fonte: Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk
Programma del concerto eseguito nel campo di Ferramonti il 9 febbraio 1942 e replicato l’8 marzo in occasione della visita di Israel Kalk. TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
Archivio Fondazione CDEC, Fondo Israel Kalk
6. Il Concerto
TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
6. Il Concerto
Come per qualcosa cui non si era più abituati da tempo, fummo pervasi da pensieri lontani, ci percorse come un brivido.
Arthur Lehmann, Chorkonzert, Bilderbogen aus Ferramonti, 1941-1942 (Lehmann family papers, USHMM
Per lunghi mesi si era dovuto rinunciare a sentire buona musica, i concerti dei solisti erano solo un piccolo riempitivo. Per i nervi tesi a tutti scesero le lacrime dagli occhi, alcuni osservavano incantati la silhouette del direttore che si muoveva senza grandi gesti, altri guardavano i cantori illuminati dalle lampade elettriche e in pratica si poteva dire che tutti tendevano le orecchie per non perdere nemmeno una nota. TRADOTTI AGLI ESTREMI CONFINI
6. Il Concerto
Ora però le armonie fluttuavano, si udivano accordi limpidi nella baracca, erano i suoni composti a lode e gloria di Dio da un genio della musica, la cui grandezza in quelle ore, in quella solitudine della vita, sembrava ancora più intensa.
Arthur Lehmann, Chorkonzert, Bilderbogen aus Ferramonti, 1941-1942 (Lehmann family papers, USHMM)